SAN PAOLO - Ian James sorride. Lo fa spesso, anche quando non vince. Da quando Mercedes-Benz ha lasciato la Formula E e si è trasferito alla McLaren come Team Principal non gli era più capitato di vincere. A chi gliene chiedeva conto rispondeva che serve pazienza. E che i successi vanno costruiti, anche se sono l'inevitabile obiettivo. A San Paolo ha festeggiato il ritorno alla vittoria di Sam Bird e, soprattutto, ha celebrato la prima affermazione come scuderia Neom McLaren e ha regalato anche il primo successo alla Nissan, che fornisce la monoposto. «Non mi aspetto mai di vincere - spiega - perché la Formula E è sempre così imprevedibile. Però posso dire che dall'inizio di questa stagione abbiamo visto una progressione positiva e abbiamo, come dire, “flirtato” con il podio. Sapevamo che a San Paolo la gara sarebbe stata diversa. Eravamo curiosi di capire come ce la saremmo cavata».
Hai dato fiducia a Sam Bird malgrado un'ultima stagione carica di errori: quanto sei orgoglioso adesso?
«Sono incredibilmente orgoglioso, ma se penso al cammino in Formula E, che è cominciato prima della Neom McLaren, con la Gen2, mi rendo conto che una parte delle vittorie erano legate a come riuscivamo a controllare ogni aspetto della gara e della squadra, e con la Gen3 abbiamo continuato a lavorare allo stesso modo, ma forse non era necessario. Con queste monoposto ritengo che il pilota debba avere margini di manovra più ampi e che possa agire più secondo la propria sensibilità. Ed è qui che emerge l'esperienza di Sam, che rappresenta uno degli elementi strategici della squadra».
Quindi?
«Abbiamo imparato ad avere fiducia nei nostri piloti, anche durante la gara: leggono la corsa e adattano i piani. E a Sam questo è riuscito alla perfezione sabato».
Ti ha ringraziato?
«Ha ringraziato tutti. Sia lui sia Jake (Hughes, l'altro pilota, ndr) sanno fare squadra, ma nel team ognuno conosce il proprio ruolo».
Con il vostro successo con la monoposto Nissan i costruttori che possono vincere sono veramente quattro: la Formula E diventa sempre più interessante.
«Affascinante, direi. Basta vedere la classifica: non potrebbe essere migliore ed è estremamente salutare per il campionato. Detto questo, dobbiamo anche riconoscere che Jaguar e Porsche sono ancora i più forti in griglia».
Ds Penske e Maserati avevano già vinto lo scorso anno, adesso è stata la volta di Nissan.
«Nissan ha fatto dai grandi progressi tra la stagione nove e dieci e noi ne abbiamo beneficiato. Quello di cui ci dobbiamo rendere conto è che per ottenere il risultato di San Paolo noi dobbiamo fare proprio tutto alla perfezione. E non solo in gara, ma anche nelle libere e in qualifica».
Non è che in quel sorpasso subito alla fine Evans sia stato troppo “conservativo”?
«Non credo. Secondo me è dipeso dalla temperatura delle batterie e paradossalmente siamo stati favoriti dai problemi che Jake aveva avuto e che lo avevano costretto a gareggiare nelle retrovie».
Ma Bird aveva meno energia di Evans.
«Non importa. Perché non sai come reagisce la batteria a certe temperature e Sam, in accordo con il muretto, è stato straordinario: quello che ha fatto è frutto di talento puro».
Grazie a voi Nissan arriva in Giappone come un costruttore vincente.
«A Tokyo la gara sarà completamente diversa, anche se dobbiamo ancora capire bene in che modo. Non ci aspettiamo le temperature brasiliane e credo che vedremo anche diversi sorpassi, almeno da un certo momento in poi».
Come a San Paolo, insomma?
«Una gara fenomenale».
Torniamo a Tokyo.
«La mia esperienza mi dice che, per ragioni diverse squadre e costruttori sono bravi a mettersi sotto pressione da soli. Quello che dobbiamo fare è lasciare che le divisioni marketing e commerciale facciano quello che devono fare per concentrarci sugli aspetti che contano per noi, ossia quelli agonistici».
Fra meno di un mese si corre in Italia, non più a Roma, ma a Misano: cosa ti aspetti?
«Per me quelo di Roma è sempre stato uno degli eventi più importanti del calendario. Qualche settimana fa ho avuto l'opportunità di partecipare a un incontro a Misano e sono rimasto impressionato dalla passione, dalla motivazione e dall'impegno nei confronti del motorsport e della Formula E. Non sarà la stessa gara di Roma, ma non deve nemmeno provare a esserlo. I nostro campionato è flessibile: può essere protagonista nei centri della città come in circuiti permanenti e offrire lo stesso un grande spettacolo».
Meglio i tracciati cittadini o quelli fissi?
«Negli anni ho cambiato opinione. All'inizio, quando ho cominciato in Formula E, ricordo gli ePrix di Berlino e quello, incredibile ed eccezionale, di Zurigo, ero convinto che il Dna fossero le gare in città: era qualcosa che non si era mai visto prima e in diverse interviste avevo ripetuto che avremmo dovuto andare avanti con questo formato».
E invece?
«Se pensiamo alla gara di San Paolo dobbiamo prendere atto che per quanto belli siano i tracciati urbani, desideriamo ePrix intriganti e spettacolari, una vetrina per le tecnologie di questa serie elettrica. Dobbiamo considerare una sorta di conversione, seppur non lontana dai centri urbani, anche per riuscire a dare una stabilità al calendario, tornando in località dove le cose funzionano. Città del Messico è un esempio. È lo è anche l'Arabia Saudita».
McLaren entrerà anche come costruttore nella Formula E?
«Valutiamo diverse opzioni. Siamo impegnati con Nissan per la Gen3, mentre non abbiamo ancora deciso cosa faremo per la Gen4».