Fabrizio Longo, direttore di Audi Italia dal febbraio del 2013

Longo (Audi Italia): «L’automobile è la soluzione. La tecnologia garantirà un’esistenza migliore»

di Alberto Sabbatini
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VERONA - Siamo alla vigilia di una rivoluzione epocale nel campo dell’automobile. Non stiamo parlando soltanto di motorizzazione elettrica, ma di qualcosa di più completo e coinvolgente. Che avrà ricadute e benefici su tutti noi. Parliamo dell’automobile intelligente e predittiva. Quella che sa interpretare il linguaggio umano, che sa autodiagnosticarsi e riprogrammarsi. Come saranno le auto di domani e perché questa rivoluzione sarà di portata storica ce lo racconta Fabrizio Longo, direttore di Audi Italia. Longo, romano di 57 anni, non è soltanto il responsabile del marchio di lusso tedesco nel nostro paese, ma anche un appassionato interprete di cultura automobilistica. Un fine osservatore dei gusti e delle abitudini degli italiani al volante. Perciò è la persona ideale per raccontarci la trasformazione che l’auto avrà nella nostra vita. In cui Audi sta giocando un ruolo da protagonista.
 

 

I quattro anelli sono il simbolo dell’Audi. Rappresentano le quattro industrie automobilistiche tedesche che nel primo dopoguerra si fusero assieme per superare la crisi. Ma se dovesse oggi attribuire a quei quattro anelli un sostantivo simbolico che possa identificare il presente di Audi, quali termini sceglierebbe?
«Bellezza, tecnologia, semplicità e libertà. In quest’ordine perché uno è interconnesso con l’altro».

Quindi un bel design esteriore è ancora la principale ragione di acquisto di un’auto?
«Il concetto di bellezza, riferito a un’auto, è cambiato. La bellezza oggi, intesa come insieme di forme e linee gradevoli, non è più fine a se stessa ma si rafforza di contenuti e serve a caratterizzare una personalità ed uno scopo. In Audi stiamo rinnovando il nostro corso stilistico ed oggi ogni dettaglio, dalla calandra single frame fino al design coupé delle nuove Q3 e Q8 Sportback, sottolinea due aspetti: la riconoscibilità della gamma e la muscolarità delle forme».

Dalla lista manca la sportività. Che invece è sempre stato un valore storico di Audi da sempre.
«La sportività per noi è una realtà imprescindibile. È quella che dà carattere alle nostre auto. Ma la sportività come la sicurezza, altro valore fortissimo di Audi, sono riassunte sotto il concetto più generale di tecnologia. Quest’anno abbiamo rinnovato la nostra gamma sportiva RS. E la cosa più importante è che oggi la nostra sportività è diventata anche “intelligente” ed ecosostenibile. Molte delle nostre auto più sportive sono mild hybrid; oppure hanno l’alimentazione cylinder on demand, che vuol dire che quando non viene utilizzata a pieno regime, l’auto “spegne” alcuni dei cilindri per ridurre consumi ed emissioni. Perciò oggi essere “sportivamente intelligenti” vuol dire essere rispettosi dell’ambiente. Non sono concetti in antitesi: grazie a questa tecnologia ci si può divertire e gratificarsi senza sentirsi colpevoli. Ma il tema della tecnologia ci porta a parlare di quella che ritengo la vera rivoluzione per l’automobile».
 

 

Quale sarebbe?
«L’automobile sta diventando un concentrato di tecnologia che fino a pochi anni fa non c’entrava nulla con l’auto. Al salone dell’auto di Francoforte abbiamo presentato una concept che anticipa l’utilizzo dei droni sul tetto dell’auto per leggere il percorso che va oltre il nostro sguardo. È l’applicazione all’auto di tecnologia militare. Questo argomento introduce a quella che chiamo l’automobile predittiva».

Che significa?
«L’automobile già oggi può compiere un’ispezione digitale completa attorno a se stessa, al proprio ambiente, tramite sensori, laser e telecamere. Ma non si tratta di un’ispezione passiva bensì predittiva. La telecamera non si guarda attorno e basta. Sorveglia l’ambiente circostante e in base alle informazioni che raccoglie, decide di intervenire per salvaguardare l’automobilista. Sulle Audi abbiamo già oggi sistemi spettroscopici di derivazione aeronautica o addirittura medicale. La nostra ammiraglia A8 monta un sistema oftalmologico capace di osservare l’iride di chi guida. La macchina legge i movimenti degli occhi e se rileva qualcosa di anomalo nel modo in cui il conducente sbatte le palpebre, capisce che sta per verificarsi un colpo di sonno, perciò interviene prendendo il controllo della vettura per evitare incidenti. Rallenta da sola e se non c’è una reazione del conducente si ferma e lancia una chiamata di soccorso. È una tecnologia incredibile per un’auto».
 

 

Affascinante ma anche un po’ inquietante. L’automobile che prende il sopravvento. Non è esagerato?
«Non sono gadget per stupire, ma rappresentano una sorta di contaminazione settoriale. Stiamo acquisendo il meglio da tutti i settori hi-tech e questo porterà l’auto verso l’intelligenza artificiale. Ma non solo: io trovo affascinante il fatto che l’industria automobilistica stia trovando la capacità di restituire benefici all’utente. Quando un’automobilista sale su una vettura così avanzata e assapora certe innovazioni si rende conto che non si tratta di una overdose di tecnologia fine a se stessa: capisce invece che l’auto che utilizza questi sistemi diventa amica della tua vita, della mobilità e dell’ecosistema urbano».

E nello stesso tempo trasmette sicurezza...
«Assolutamente sì. Le auto di oggi sono immensamente più sicure. Tutti ritengono che il rinnovo del parco circolante possa produrre benefici per l’ambiente. È vero, ma si sottostima un ulteriore enorme vantaggio: le auto moderne sono anche immensamente più sicure per via della tecnologia di cui abbiamo parlato prima. Il legislatore dovrebbe tener conto che un’operazione strutturale di rinnovo del parco circolante porterebbe benefici enormi in termini di vite umane e ridurrebbe il costo sociale legato agli incidenti».

Questa overdose di tecnologia però non è in antitesi col concetto di semplicità?
«Al contrario. Steve Jobs sosteneva che la tecnologia non deve mai assomigliare alla tecnologia: ne aveva già individuato i limiti. Per lui la tecnologia era funzionalità: con un tocco devi arrivare subito all’obiettivo. Audi segue questo pensiero: la semplificazione è il beneficio concreto che un’auto tecnologicamente migliore porta nella tua vita».

E la libertà come si lega a questi concetti?
«La tecnologia hi-tech delle Audi di oggi permette di vivere meglio, gestire la mobilità personale e riacquisire libertà».

In quale modo?
«La libertà è riappropriarsi del proprio tempo. Cito un esempio: nei giorni scorsi abbiamo inaugurato all’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna l’Audi Service Station. È il secondo esperimento di questo genere al mondo. Si tratta di un servizio premium per il cliente Audi che deve fare il tagliando. Egli lascerà le chiavi dell’auto parcheggiata in aeroporto e al ritorno dal viaggio troverà il lavoro effettuato. Senza che abbia dovuto recarsi in officina a complicarsi la giornata. Lo cito come esempio perché è la possibilità, attraverso la digitalizzazione, di riappropriarsi di quel tempo che fino a ieri abbiamo vissuto in modo non produttivo. Credo che in futuro il marchio che saprà offrire più servizi di valore aggiunto sarà quello che vincerà la sfida della mobilità. Servizi di questo genere valgono più di qualsiasi sconto perché aprono la strada al recupero del proprio tempo».
 

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Mercoledì 18 Dicembre 2019 - Ultimo aggiornamento: 08:00 | © RIPRODUZIONE RISERVATA