Nino Farina

70 anni di Formula1, dal primo campionato targato Farina al successo di Fangio (1° puntata)

di Franco Carmignani
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Non si sa ancora quando inzierà, né come sarà articolato, tuttavia a dispetto di COVID 19 il Campionato mondiale 2020 è già nella storia. E' infatti la settantesima edizione del torneo clou dell'automobilismo sportivo.

E' il 13 maggio 1950, le ferite della guerra si stanno pian piano rimarginando, a Silverstone, uno dei tanti aeroporti utilizzati dalla RAF durante il conflitto, nella contea del Northamptonshire, c'è il Re Giorgio VI che stringe la mano a una ventina di uomini, la maggior parte dei quali in tuta da meccanico, ma non è un evento aeronautico.

Pochi minuti dopo ventuno monoposto si avviano sull'asfalto che in passato era solcato per poche centinaia di metro daigli Spitfire e dagli Hurricane in volo verso la Manica.

E' la gara che dà il via al primo campionato mondiale piloti, il Gran Premio di Gran Bretagna e d'Europa.

Al campionato mondiale così come lo conosciamo si arriva con un lungo iter. Ne gli anni venti e negli anni trenta il focus era più sulle gare che su un un torneo ad ampio respiro, e si parlava anche di Formula Grand Prix. Ciò nondimeno dal 1925 al 1927 si disputò un Campionato Mondiale Marche, sulla base dei risultati su tre-quattro gare. Il primo titolo, grazie alla vittoria decisiva di Gastone Brilli Peri a Monza, è dell'Alfa Romeo con la formidabile P2, che consente alla Casa milanese di inserire la corona d'alloro nel suo marchio, mentre nel biennio successivo tocca ai francesi di Bugatti e Talbot.

Ma torniamo alla ripresa dell'attività dopo il 1945 e dopo quella primissima competizione al Bois de Boulogne a Parigi destinata a rompere il ghiaccio. Nel 1947 la ricostituita Federazione Internazionale dell'Automobile vara i nuovi regolamenti tecnici trasformando la categoria al top in F1. Ovviamente, si tiene conto del materiale esistente – Alfa Romeo ha recuperato le 158 ben nascoste durante la guerra, lo stesso ha fatto Maserati con le 4CL – si parte dunque dai motori 1.5 litri sovralimentati, e 4,5 litri aspirati, con un nuovo rapporto di equivalenza fissato in 1 a 3.

L' Alfetta 158, realizzata prima della guerra su progetto di Giocchino Colombo si dimostra subito come la miglior vettura del lotto. Dispone di un motore otto cilindri in linea aggiornato con l'adozione di un compressore volumetrico Roots doppio stadio, con presa sullo stesso propulsore, e arriverà ad erogare 315 CV a 8.000 giri/min, una potenza che le consente di dominare nel biennio 1947 - 1948. Purtroppo per incidenti o malattia l'Alfa Romeo perde tutti i suoi piloti migliori da Achille Varzi a Jean Pierre Wimille a Carlo Felice Trossi e nel 1949 si prende una pausa di riflessione proprio in vista del nuovo campionato F1. Intanto nel Gran Premio d'Italia del 1948, disputato il 5 settembre sul circuito del Valentino a Torino (Monza riapre solo il 9 ottobre di quell'anno), debutta la prima Ferrari F1, la 125 con motore V12 1.5 litri con compressore monostadio e 225 CV di potenza. Questa monoposto avrà tuttavia una vita piuttosto breve: nel 1950 correrà solo due gare (Monaco e Belgio), dopo di chè il progetto verrà abbandonato da Ferrari a favore dei V12 aspirati.

Ed eccoci alla gara di Silverstone dove l'Alfetta 158 ribadisce la sua superiorità già dalle prove. L'intera prima fila è infatti occupata dalle macchine del Portello con, nell'ordine, Nino Farina, Luigi Fagioli e Manuel Fangio, le famose “3 F” della nuova squadra ufficiale, affiancati per l'occasione dal miglior pilota inglese, Reginald Parnell. Lontani gli altri, il solo “Bira”, il principe siamese Birabongse Bhanutej Bhanubandh, con la Maserati 4CLT gira con tempi apprezzabili, lontane invece le Talbot Lago T26C francesi con motore sei cilindri 4,5 litri alimentato a carburatori. Ci sono anche delle vecchie ERA inglesi.

La corsa non ha storia, vince Nino Farina, davanti a Fagioli e Parnell, la prima Talbot, quella di Yves Giraud-Cabantous è a due giri, ritirati “Bira” e Fangio. Quindici giorni più tardi il pilota argentino pareggia i conti a Montecarlo dove Farina al primo innesca un incidente che coinvolge altre otto vetture, mentre Alberto Ascari, secondo a un giro, segna i primi punti per la Ferrari. Farina e Fangio proseguono nel loro duello fino al 3 settembre. Al Gran Premio d'Italia a Monza si decide il primo titolo mondiale. I due sfidanti sono al volante della nuova 159, secondo in griglia è Alberto Ascari con la Ferrari 375 aspirata che l'ing. Lampredi ha portato al limite di cilindrata. Come a Silverstone vince Nino Farina, Fangio rompe il cambio. Mancano però più di cinquanta giri alla fine e l'argentino sale sulla 158 di Piero Taruffi. Questa possibilità è prevista dal regolamento, e verrà abolita. Il pubblico fischia, ma la corsa di Fangio dura appena altri dieci giri, quando rompe il motore. Passa invece senza polemiche il secondo posto di Ascari che è salito sulla 375 del compagno di squadra Dorino Serafini, dopo aver un'avaria al ponte posteriore sulla sua Ferrari. Il podio finale è tutto tricolore garzie a Luigi Fagioli che piazza al terzo posto la residua 158. A Fangio resta la consolazione del record sul giro a 189 km/h.

Il primo campione del mondo di F1 è dunque italiano, quel Nino Farina che stava emergendo come il miglior giovane a fine anni trenta, quando con la sua guida tutto cuore era già stato ingaggiato dalla Scuderia Ferrari.

Un mese dopo il Gran Premio d'Italia l'Alfa Romeo presenta la nuova berlina di serie la 1900, che sulle ali dei successi sportivi contribuirà al definitivo rilancio del Biscione.

L'anno dopo Fangio, sempre con l'Alfetta 159 si prende la rivincita. Nonostante la coriacea difesa di Farina, non è il pilota torinese l'avversario più temibile. A Silverstone, che si corre a metà luglio succede un fatto storico: l'Alfetta dopo una serie ininterrotta di 27 vittorie viene battuta dalla Ferrari 375 dell'altro argentino Froiln Gonzales e il motore aspirato prevale su quello sovralimentato che ha più “sete” ed è costretto a un rifornimento in più di carburante.

La Casa di Maranello sembra lanciata verso il titolo con Alberto Ascari che è primo nei Gran Premi di Germania e d'Italia.

Ancora una volta tutto si decide all'ultima gara, il Gran Premio di Spagna sul circuito di Pedralbes a Barcellona, non lontano dal Camp Nou, che prende il nome dall'omonimo Monastero. E' una gara drammatica: se l'Alfa “beve” troppo, la Ferrari logora gli pneumatici, Ascari è costretto afermarsi più volte a box per cambiare le gomme, e Fangio con una gara perfetta vince gara e campionato. E' il primo dei cinque titoli dell'argentino. L'Alfa Romeo, invece, che è assorbita dalla produzione di serie, e non vuole disperdere energie in un difficile processo di progettazione di una nuova macchina da corsa, decide di abbandonare le corse.


(continua)

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Mercoledì 22 Aprile 2020 - Ultimo aggiornamento: 23-04-2020 12:42 | © RIPRODUZIONE RISERVATA