A Vallelunga è legata la fase più luminosa della carriera di Antonio Maglione. Nel biennio 1959-‘60 il giovanissimo pilota partenopeo è stato grande protagonista delle gare di Formula Junior sulla pista di Campagnano. Fin dal suo esordio in monoposto alla guida della De Sanctis, alla quale è sempre rimasto fedele nel tempo, ha vinto una combattuta batteria nel Gran Premio Caltex, poi si è classificato al secondo posto nella 6 Ore Esso e ha colto il suo primo importante successo il 12 ottobre 1959 nel Gran Premio Shell, conquistando così il titolo Allievi della Formula Junior, davanti a Lorenzo Bandini, ed un significativo terzo posto assoluto nel Campionato Italiano.
Più esaltante, davvero, è stata la stagione successiva. Nel 1960, infatti, Maglione si è aggiudicato il ciclo delle Prove Addestrative, davanti a Giancarlo Baghetti, dominando tutte e quattro le gare in programma sul circuito romano. E sempre a Vallelunga si è imposto nel competitivo Premio Caltex precedendo sul traguardo due affermati specialisti quali Renato Pirocchi e Roberto Lippi, primo e secondo a fine stagione nel Campionato di Formula Junior. Al terzo (inatteso) posto il 22.enne Maglione che in classifica era riuscito a precedere gente dal nome più altisonante come “Geki”, Bandini e Baghetti. Poi, a sorpresa, il pilota napoletano (ma romano di adozione) ha deciso di interrompere una lanciatissima carriera, deluso per gli esiti della selezione indetta dalla Ferrari per un posto in F1. Pur avendo ottenuto i migliori crono sulla pista dell’Aerautodromo di Modena, il d.s. della Casa di Maranello, Eugenio Dragoni, gli aveva preferito Giancarlo Baghetti.
Dopo una pausa di riflessione, Maglione è tornato a correre (sia pure part-time) nel 1965, quando ha implementato il suo palmarés a Vallelunga con il primo posto nella Sport 1000 nel Trofeo delle 5 Conchiglie Shell al volante di una De Sanctis (a ruote coperte, quindi), mentre con la F3 del costruttore romano è terminato sesto nel Gran Premio Roma del 1966. Grazie ad una brillante serie di piazzamenti ha conseguito un notevole terzo posto nel Campionato.
«Con Vallelunga è stato amore a prima vista – ricorda Maglione - Ho preso subito confidenza (era il 1959) con la “piccoletta” De Sanctis, la Formula Junior 750. Poi l’autodromo è diventato di casa. Si viveva lì tra pista e box, anche nel tempo libero, quattro chiacchiere tra amici, un panino in piedi o spesso seduti ad un tavolo da “Righetto”, a Campagnano, naturalmente in compagnia del Sor Gino, di Lucio e dei meccanici» ricorda Maglione.«A quei tempi le corse richiamavano migliaia di spettatori. Mi ricordo le tribune sempre piene. Se guardiamo le foto d’epoca si vedono anche eleganti signore e uomini in giacca e cravatta. Una volta, in occasione del Gran Premio Caltex, pure in concomitanza con il derby Roma-Lazio, ci sono volute tre-quattro ore per rientrare in città, tanta era la gente venuta a vederci. Uno spettacolo! E all’arrivo c’era pure l’invasione di pista, con i più irriducibili appassionati alla ricerca del vincitore per abbracciarlo».
«Le vittorie nella serie delle Addestrative? Così puntuali, talvolta apparentemente facili. A freddo, le giustificavo come l’inevitabile logica di una dote innata, naturale, tant’è che a 15 anni già sapevo guidare. Merito, o intuizione?, non di mio padre Mario, a suo agio sulle potenti Ferrari, ma del cameriere Oreste. Di nascosto mi affidava il volante della sua Fiat 500 Belvedere facendo su e giù tra l’Arco di Costantino e il Colosseo. La mia prima macchina è stata una Fiat 600 Pininfarina e la mia prima corsa è stata, con una 750 Abarth, la Sorrento-Sant’Agata del ’57. Non ancora diciannovenne sono riuscito a vincere il titolo italiano di velocità in salita, con l’Alfa Romeo Giulietta 1300 t.i. preparata da Gino Ferraiolo, passando allora alla storia come il più giovane campione in assoluto…
L’ambiente della Junior era da tutti considerato un “bacino di utenti” di prima scelta. Miei compagni di viaggio erano Giancarlo Baghetti e Lorenzo Bandini, poco più grandi di me, e i vecchietti Roberto Lippi (fortissimo, uno tipo Fangio), Alfredo Tinazzo, Raffaele Cammarota, Renato Pirocchi, Colin Davis, Berardo Taraschi che mi trattavano come un figlio. Lo stesso rapporto che avevo con… lo scopritore di Vallelunga, il mitico ragionier Raniero Pesci, come testimoniato dalle tante foto dove mi si vede tra le sue braccia. E il nostro non era un circolo chiuso: simpatizzavamo in ogni occasione, dentro e fuori l’autodromo, anche con i piloti delle altre categorie. Un bel ricordo, insomma».
«Quando ho ricominciato con la F3 nella seconda metà degli anni sessanta, il salotto di Campagnano poteva contare su una pista allungata fino ai 3,2 km. Era sicuramente più spettacolare e impegnativa con l’introduzione del “salto”, e pure sul nuovo tracciato mi sono trovato subito a mio agio. Solo che i Ford Cosworth delle mie De Sanctis non rendevano come mi sarei aspettato e quindi non ho potuto ripetere gli eccellenti risultati delle indimenticabili stagioni ’59-’60».