Sergio Perez si è guadagnato la riconferma per il 2025. Ancora non è ufficiale, ma non sembrano esserci contro indicazioni su questo tema. La Red Bull cerca la continuità, la stabilità, soprattutto la pace interna al box considerando che il messicano ha dimostrato in questi anni a Milton Keynes, di non essere all'altezza di Max Verstappen. Ci ha provato, nel 2022 e 2023, a ribaltare la situazione interna, qualche risultato importante lo aveva portato a casa, salvo poi crollare psicologicamente prima ancora dell'arrivo dell'estate in entrambe le stagioni. Quest'anno, Perez sembra essersi messo il cuore in pace ed ha cominciato il campionato 2024 da perfetta seconda guida. Senza l'assillo di dover battere a tutti i costi Verstappen, nei primi sei appuntamenti ha conquistato tre secondi posti e un terzo, poi un quinto e un quarto. Quello che si chiede a una seconda guida: punti per la classifica costruttori. E magari essere pronto a vincere quando la star della squadra per vari motivi fallisce l'obiettivo della vittoria.
Ecco, su questo aspetto, Perez è mancato. Quando a Melbourne, Verstappen si è dovuto ritirare per problemi tecnici, il suo compagno non era pronto a raccogliere il testimone e si è piazzato soltanto quinto dopo essersi qualificato sesto, mentre l'olandese era in pole. A Miami, la safety-car ha giocato un ruolo decisivo nella stesura della classifica finale, permettendo a Lando Norris di vincere davanti a Verstappen, ma anche in quella occasione Perez era lontano, quarto. A Imola, con la RB20 in chiara difficoltà, Verstappen è riuscito a ribaltare la situazione prendendosi la pole e la prima posizione finale in gara. Il messicano invece, non è stato in grado di ripetere l'exploit del compagno, non superando la Q2, chiudendo 11esimo. In gara, ha poi terminato con un misero ottavo posto. A Monte Carlo, pochi giorni dopo, la RB20 è apparsa ancora più in crisi, con Verstappen sesto in griglia di partenza dopo un errore, mentre Perez è crollato 18esimo, addirittura incapace di superare il Q1 su un tracciato che lo aveva visto vincitore nel 2022. La sua corsa è poi finita dopo pochi metri per colpa di Kevin Magnussen.
Questi dati ci offrono una situazione piuttosto chiara: se la Red Bull-Honda marcia a dovere, Perez è capace di portare punti alla causa della squadra, ma quando insorgono difficoltà, il messicano si perde e non appare in grado di uscire dalla crisi. Che sia lui o il suo ingegnere, poco cambia. La Red Bull non è più la monoposto imbattibile delle due precedenti stagioni, si regge soltanto sulle capacità fantastiche di Verstappen. Monte Carlo ci ha offerto un quadro piuttosto interessante su come si potrà sviluppare il campionato. Ferrari e McLaren sono in continua ascesa e il team di Maranello nella classifica costruttori ha avvicinato sensibilmente la Red Bull, ora a soli 34 punti. E con due piloti solidi come Charles Leclerc e Carlos Sainz, si può immaginare che per Christian Horner ed Helmut Marko la possibilità di conquistare il titolo costruttori non sia così semplice come nel 2022 e 2023. Proprio per il mancato supporto di Perez, almeno stando a quanto si è potuto vedere fino a Monaco.
Con McLaren e Ferrari sempre più consistenti, con una Mercedes che prima o poi tornerà a recitare un ruolo di protagonista, la Red Bull che ha perso Adrian Newey e si ritrova davanti ad una sfida motoristica imponente, a partire dal 2026, viene da chiedersi che senso abbia la riconferma per una stagione di Perez. Non sembra esserci una strategia sul futuro per quanto riguarda i piloti. Francamente ci saremmo aspettati che Horner e Marko virassero subito su Sainz, liberissimo sul mercato, un pilota che ha dimostrato in Toro Rosso, Renault, McLaren, Ferrari, di portare sulla tavola sempre la colazione, il pranzo e la cena. Invece, non sarà così. Perché? Mistero, a meno che non vi sia stato il veto del clan Verstappen. La conferma (probabile) di Perez, è anche l'ennesima sconfitta delle scelte strambe di Marko e Horner. Ricorderete l'entusiasmo con cui avevano rilanciato Daniel Ricciardo sistemandolo in Alpha Tauri (ora Racing Bulls) dichiarando a tutti che l'australiano sarebbe stato la spina nel fianco di Perez. E già lo vedevano al fianco di Verstappen nel 2025. Ma Ricciardo ha deluso le attese, come del resto prevedibile dopo le deludenti due stagioni in McLaren, e probabilmente la sua carriera in F1 si concluderà ad Abu Dhabi.
Si poteva tentare la carta Yuki Tsunoda, che al quarto anno di F1 sta finalmente facendo benissimo in Racing Bulls, ma forse ormai è troppo tardi per il giapponese, anche pilota Honda. Il costruttore giapponese rientrerà ufficialmente in F1 con la Aston Martin nel 2026 e quella pare la sua futura destinazione. Poi, c'è sempre Liam Lawson, tenuto scioccamente in panchina e non si sa perché. E' una Red Bull piuttosto confusa quella che vediamo in questo periodo, senza una programmazione piloti chiara. Perché, attenzione, non è detto che Verstappen rimanga fino al termine del contratto (2028). Le avvisaglie che qualcosa non stia funzionando nel team ci sono, il management olandese è sempre in ebollizione, e la Red Bull si ritrova senza una pratica idea sul futuro. Già, proprio coloro che disponevano di un parco piloti sempre di prima qualità, dal dopo Verstappen non ne hanno azzeccata una. Tra gli Junior presenti, Lawson può essere la carta giusta, ma neanche loro sembrano crederci, in F2 si distingue Isack Hadjar, Ayumi Iwasa rimane più Honda che Red Bull, poi gli altri ragazzi che portano sulle fiancate il marchio Red Bull non paiono minimamente in grado di poter anche solo sognare la F1.