Un lussuoso ponte di un un superyacht

Made in Italy: scarpe, palestre e poltrone come i superyacht, da Viareggio la lezione sul lusso

di Sergio Troise
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VIAREGGIO - Yacht, super yacht, mega yacht. Chi, tra l’11 e il 14 maggio, ha avuto il privilegio di frequentare le banchine della darsena di Viareggio nei giorni del Versilia Yachting Rendez-vous, s’è riempito gli occhi vedendo il meglio della produzione nautica italiana, ovvero il meglio del mondo, visto che il Made in Italy, in materia, non teme confronti. Ma, al di là del prodotto barca, con tutto ciò che comporta in materia di progettazione, stile, eleganza, tecnologia, prestazioni, mercato, l’evento organizzato a Viareggio, nel cuore del più importante distretto nautico italiano, ha offerto l’occasione per approfondire temi di più ampia portata.

Nautica Italiana, l’associazione aderente a Fondazione Altagamma, che rappresenta l’eccellenza del Made in Italy nei settori industria, servizi e territori, ha proposto infatti un incontro tra operatori di diversi settori coinvolti nel life style, nel corso del quale è stato presentato lo studio “Superyacht Market Monitor” realizzato da Altagamma e Deloitte: ne è venuta fuori una panoramica sul mercato e sul ruolo strategico del design (inteso come capacità di progettazione) nelle imprese d’alta gamma, e nello specifico nel settore nautico, che si posiziona tra le eccellenze italiane insieme a moda, arredamento, gastronomia, ospitalità, motori.

In particolare, è stato spiegato che pur essendo stato il 2016 un anno di transizione, il made in Italy ha consegnato 140 yacht, di cui 13 a vela e 127 a motore. Per ogni imbarcazione nuova, inoltre, ne è stata venduta 1,5 usata. E ancora: dopo aver consolidato nel 2016 la quota di super yacht al 43%, sono 291 le imbarcazioni oltre i 24 metri in costruzione nel 2017, con l’Italia leader per le misure tra 30 e 50 metri. Un dato, questo, in sintonia con la crescita media delle dimensioni di barche made in Italy (da 38 a 43 metri): delle 23 in costruzione, appena 8 sono sotto i 40 metri.

«Il cliente di queste barche è lo stesso che guarda a stili di vita e forniture di servizi in perfetta sintonia con il piacere di navigare. Perciò la trasversalità è al centro delle attività di Altagamma» hanno spiegato gli esperti, in testa il presidente della fondazione Andrea Illy, il quale ha sottolineato – a proposito di innovazione - come il grande yacht si sia trasformato nel tempo «da piccola nave adatta ad affrontare le intemperie a piccola casa galleggiante, costruita per offrire qualità della vita a bordo, in un contesto di stile fatto di creatività, tecnologia, manifatture artigianali. Tutte cose che a certi livelli ormai non possono mancare».

Per approfondire il tema è risultato interessante registrare le opinioni di esperti come Armando Branchini, vice di Illy al vertice della Fondazione Altagamma, di Tommaso Nastasi (Deloitte Italia) e di alcuni tra i principali interpreti sia dell’industria nautica, sia dei più diversi prodotti e servizi. Tra questi, Lamberto Tacoli, presidente di Nautica Italiana (associazione alternativa a Ucina che raccoglie un’ottantina di aziende del settore); Giovanna Vitelli, vice presidente di Azimut-Benetti; Fabio Boschi, presidente di Perini Navi; Alberto Galassi, numero 1 di Ferretti Group; Nerio Alessandri, presidente e amministratore delegato di Technogym; Dario Rinero, amministratore delegato Poltrona Frau Group; Riccardo Sciutto, amministratore delegato Sergio Rossi (calzature).

Giovanna Vitelli (Azimut-Benetti): «E’ importante la contaminazione tra settori. Noi di Azimut-Benetti ne siamo consapevoli, tant’è vero che ci siamo ispirati all’interior design per migliorare la qualità della vita a bordo delle nostre barche. E da qualche tempo è in atto una trasformazione: non più barche che ostentino opulenza, ma barche comode e funzionali, mirate a creare le migliori condizioni per il benessere fisico e mentale. Ora a bordo c’è più moderazione, più informalità nel vivere il lusso; c’è una certa contiguità tra gli spazi interni ed esterni e abbiamo ampliato le aree vivibili anche su barche di dimensioni più piccole. Tutto ciò regala all’armatore il piacere di vivere a bordo. In questa ottica abbiamo cercato di andargli incontro anche sul fronte dei servizi e per questo abbiamo assunto la gestione del porto di Varazze. Ma ci abbiamo impiegato 25 anni, per le lentezze del sistema Italia. E per lo stesso motivo abbiamo rinunciato a creare una rete di marina nel Sud, dove mancano le infrastrutture che solo il potere pubblico può realizzare».

Nerio Alessandri (Techonogym): «Siamo leader nelle attrezzature per il benessere fisico, ma la nostra filosofia sta cambiando: come i produttori di barche, non vendiamo solo prodotti ma esperienze, creiamo le condizioni per vivere emozioni, per stare bene, vivere bene. Il mondo sta cambiando, la gente si aspetta soluzioni per vivere meglio. Il welness risponde a questa domanda: è uno stile di vita praticabile sempre e ovunque. La tribù della welness people sta crescendo e dentro ci sono gli stessi clienti della grande nautica. Si fa ginnastica a casa, in hotel, in palestra, ora anche in barca. E fare ginnastica in mezzo al mare è l’ideale per immergersi in una dimensione di vita sana, ecologica, rispettosa della natura».

Chiacchiere da yacht-man ricco e snob? Alessandri puntualizza: «Da ragazzo ho fatto il cameriere e il bagnino, sognavo un Rio 5.90, ho studiato e fatto carriera, e oggi sono felice armatore di una barca, l’Istranka, che non ostenta un bel niente ma regala il piacere di essere vissuta in armonia con la famiglia e nel rispetto della sua storia: è stata la barca di Buster Keaton, l’ho acquistata e restaurata con amore e non la darei via per tutto l’oro del mondo, non perché debba ostentare qualcosa, ma semplicemente perché dentro c’è la storia della mia vita e ancora oggi mi fa vivere emozioni uniche».

Alberto Galassi (Ferretti Group): «Ho lavorato nell’industria aeronautica, alla Piaggio Aerospace, prima di approdare nel mondo della nautica. E sono arrivato a questa conclusione: in entrambi i settori l’uomo che firma l’assegno per l’acquisto non si mette mai ai comandi. L’armatore è ospite del comandante e del suo equipaggio. Perciò pretende il meglio: la costruzione deve essere impeccabile, così come l’assistenza post vendita e i servizi collegati. Le barche, così come gli aerei e le auto, possono rompersi, l’importante è intervenire con rapidità ed efficienza, in qualsiasi parte del mondo. In Cina, se uno yacht è in avaria, può saltare un affare importante, o una festa a bordo, perché lì le barche vengono utilizzate prevalentemente al coperto, come sedi di business o location per karaoke e banchetti; in Occidente invece un’avaria può pregiudicare una crociera estiva nel Mediterraneo o un giro tra le isole dei Caraibi. Ciò detto, siamo fieri di rappresentare il meglio del made in Italy nautico con alcuni dei migliori marchi del settore. E tra questi mi piace sottolineare Riva».

«Carlo Riva è stato il più grande - sottolinea Galassi – paragonabile aragonabile solo a Enzo Ferrari, che dopo la guerra ebbe il coraggio di produrre un’auto a 12 cilindri mentre la maggior parte degli italiani poteva concedersi una bicicletta; lui, Carlo Riva, si avventurò nella costruzione di barche da sogno, magnifici motoscafi in mogano, eleganti, veloci, per i quali facevano la fila personaggi come lo scià di Persia, Onassis, Brigitte Bardot. Sarnico come Maranello, non c’è dubbio. E se oggi possiamo vantare nella nostra gamma barche come l’Aquariva e il Rivarama, lo dobbiamo anche a lui: prima di vararle gli ho chiesto consigli e suggerimenti. E solo dopo il suo benestare siamo andati avanti».

Dario Rinero (Poltrona Frau): «Il nostro gruppo consta di tre aziende. La nautica copre l’1,5% del fatturato; l’aviazione il 2-3%; l’auto il 7-8%. Quindi, per la nautica, facciamo ancora poco, anche se le navi da crociera assorbono un altro 7-8%. Spero che i cantieri si rivolgano sempre più a noi, come già fanno brand prestigiosi del settore auto come Ferrari, Maserati, Porsche, Jaguar. Ritengo che sia una opportunità da cogliere, grazie al cambiamento culturale in atto, che ha incoraggiato il lavoro di grandi architetti e arredatori approdati dalle abitazioni al settore nautico. Su certe barche sembra di stare in un appartamento di Manhattan, anche se a bordo si utilizzano materiali diversi. Recentemente, ad esempio, Pershing ci ha chiesto di sviluppare una pelle che resiste alla salsedine».

Riccardo Sciutto (Sergio Rossi): «Innovazione e artigianalità sono i punti d’incontro tra produttori di scarpe d’alta gamma, come noi di Sergio Rossi, e cantieri specializzati in yacht di lusso. E questo anche se per costruire un paio di scarpe occorrono da 14 a 26 ore, mentre per uno yacht possono richiedersi anche più di tre anni. Il discorso – spiega Sciutto (un passato con Pomellato e Della Valle) – va spostato sul dopo: il minimo comun denominatore che avvicina scarpe di lusso e super yacht è la capacità di godersi l’oggetto del desiderio, che sia una barca o una scarpa. E’ comunque un oggetto desiderato, scelto e non comprato, e poi vissuto. Un bene non da ostentare, ma da vivere. La differenza sostanziale – aggiunge il manager – sta nel custom, ovvero nella capacità di personalizzazione che attualmente privilegia la nautica, da cui c’è molto da imparare; ma stiamo lavorando a un progetto che mira a coinvolgere il cliente nella scelta dei materiali e nel design; dovrà trovarsi sempre più al centro di tutto. Del resto – rivela Sciutto - il 35% della produzione di Nike Mondo è costituita da scarpe personalizzate».

 

 

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Sabato 27 Maggio 2017 - Ultimo aggiornamento: 12-06-2017 15:21 | © RIPRODUZIONE RISERVATA