McLaren W1, con i suoi 1.275 cv è l’hypercar più potente di sempre del marchio inglese
Kubica: «La F1 mi manca, sono stato molto fortunato nella vita. McLaren sta facendo un lavoro straordinario»
Kubica: «La F1 mi manca, sono stato molto fortunato nella vita. McLaren sta facendo un lavoro straordinario»
MONTECARLO – Dopo aver aiutato Mercedes «a fare la storia» (due titoli individuali e due a squadre nelle 3 stagioni in Formula E della casa con la Stella), Ian James (Team Principal) prova a contribuire a scrivere anche quella della Neom McLaren, che ha rilevato la scuderia e puntato sul debuttante britannico Jake Hughes e sul navigato tedesco Renè Rast per questa nona stagione del campionato. «Sono molto contento di loro – esordisce il team principal - Jake è un rookie e sta facendo un ottimo lavoro. Molti sono sorpresi, ma non io perché lo conosco da anni. Rast, invece, per noi è sempre stato una spina nel fianco (in inglese il manager usa un'espressione più colorita, ndr) quando correva con gli altri e adesso lo abbiamo dalla nostra parte».
“Veni, vidi, vici” potrebbe anche essere il motto di James, che nel Principato di Monaco sorride se possibile anche più del solito:
«Montecarlo è speciale – dice – Ricordo ancora la prima volta che sono stato qui, avevo cinque anni, era nel 1983: considero sempre un onore e un privilegio poter correre qui».
Con Mercedes eri abituato a vincere: ti manca?
«È diverso perché adesso abbiamo una nuova generazione di auto. Nelle ultime settimane l'ho detto spesso alla squadra: non dobbiamo guardare indietro, ma avanti. Per questo non faccio paragoni. Ho resettato tutto e lo sguardo è rivolto al futuro per raggiungere le necessarie prestazioni».
Quindi?
«Sapevamo che la transizione da Mercedes a McLaren avrebbe portato con sé delle preoccupazioni, ma con le prestazioni siamo assolutamente a posto: sappiamo quello che dobbiamo fare per arrivare davanti»
E cosa dovete fare?
«Abbiamo in mente quella che si chiama “eccellenza operativa”. E se, lo dico sinceramente, all'inizio non eravamo ad un certo livello, adesso abbiamo raggiunto la necessaria stabilità. Dobbiamo ancora lavorare alla collaborazione con Nissan per assicurarci di poter migliorare il pacchetto completo. Ma la cooperazione mi soddisfa».
Chi vince?
«La solita domanda da un milione di dollari... È difficile da dire, anche se Porsche è attualmente davanti e ha avuto una partenza molto buona. Adesso è chiaro che anche i powertrain di Jaguar sono molto forti, indipendentemente dalla scuderia (la Envision usa le stesse monoposto, ndr). Anche Ds è competitiva. Il fatto è che ogni anno, quando crediamo di aver capito come va a finire poi scopriamo di dover aspettare fino all'ultima gara».
E McLaren vincerà?
«No, non quest'anno: non era nemmeno nelle nostre aspettative. Avevamo aggiustato i nostri obiettivi all'inizio della stagione: è giusto essere onesti nei confronti della squadra. Però sappiamo quello che dobbiamo fare e l'importante è andare avanti passo dopo passo, nella direzione giusta».
Il problema dei pezzi di ricambio?
«L'inizio dell'anno è stato difficile, ma abbiamo sempre avuto tutte le macchine in griglia alla partenza (quando non è accaduto, come a Città del Capo, non è stato per mancanza di pezzi di ricambio, ndr) e questo è anche importante. È stata raggiunta una certa stabilità: non mi preoccupo».
Il pit stop per la ricarica veloce non arriva...
«Introdurlo a metà stagione sarebbe stato un errore, secondo me. Dal punto di vista sportivo avrebbe creato confusione. Trovo che gli organizzatori e la Fia abbiano preso la decisione giusta. Adesso, però, dobbiamo capire come adottarlo: ne stiamo discutendo ed è fondamentale che tutti i soggetti coinvolti possano esprimersi».
Il tracciato più bello?
«Sono tutti unici. Città del Capo, però, è stato un sogno: meraviglioso».
Roma?
«È di quelli impegnativi, per piloti e macchine. Quest'anno si gareggia in luglio e quindi farà caldo. Mi ero abituato alle gare in aprile, quando era un po' umido, cosa ti aspetti in Gran Bretagna, ma non a Roma. Chissà, magari riusciamo ad attirare anche qualche turista».